Progetto

Kennst du das Land? (*)

 

Kennst du das Land, wo die Zitronenblühn,

ImdunklenLaub die Goldorangenglühn,

Ein sanfter Wind vomblauen Himmel weht,

Die Myrte still und hoch der Lorbeersteht?

Kennst du es wohl?

Dahin, dahin

Möcht ich mitdir, o meinGeliebter, ziehn!

 

Kennst du das Haus? Auf Säulenruht sein Dach.

Es glänzt der Saal, es schimmert das Gemach,

Und Marmorbilderstehn und sehnmich an:

Was hat man dir, du armes Kind, getan? -

Kennst du es wohl?

Dahin, dahin

Möcht ich mitdir, o meinBeschützer, ziehn!

Kennst du den Berg und seinenWolkensteg?

Das MaultiersuchtimNebelseinenWeg.

In Höhlenwohnt der Drachenalte Brut.

Es stürzt der Fels und überihn die Flut.

Kennst du ihnwohl?

Dahin, dahin

GehtunserWeg.

O Vater, lassunsziehn!

 

Johann Wolfgang von Goethe Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister, 1795 

Questo breve canto, contenuto nel romanzo di formazione: “Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister”, viene fatto pronunciare da Goethe a Mignon, la ragazzina che Wilhelm incontra in un gruppo di danzatori di strada e decide di prendere sotto la sua protezione. Mignon, di origini italiane, ricorda con nostalgia il suo Paese e diventa personificazione del desiderio del Sud.

 

Conosci tu il Paese dove fioriscono i limoni ?

di Giada Cantamessa

L’evoluzione del concetto di paesaggio ha favorito la ricostruzione dei processi di differenziazione, finalizzata ad un recupero delle identità territoriali, le realtà mutevoli del paesaggio e le eredità materiali e immateriali.

Il concetto di identità culturale, soprattutto in Sicilia, si è da sempre arricchito della diversità ed eterogeneità delle culture che vi hanno transitato nel corso del tempo. L’esigenza, ormai sempre più attuale, di saper interpretare le tracce del passato diventa, oggi, mezzo per garantire la sopravvivenza di un patrimonio, fatto di eredità materiali ed immateriali, tra cui gli antichi saperi tramandati oralmente e pratiche sociali e rituali. 

 

È la distanza da questa terra che ha permesso, ad alcuni siciliani, di guardarla con maggiore coinvolgimento emotivo, come vi sono esempi di chi ha egregiamente descritto la Sicilia, pur non essendo siciliano, dopo averla amata o eletta come luogo dell’anima. Le descrizioni in ambito letterario costituiscono un patrimonio molto vasto, da Verga a De Roberto a Tomasi di Lampedusa.

Come non riferirci ai paesaggi di Pirandello, di Sciascia o di Bufalino, o ancora alla poesia di Salvatore Quasimodo.

Ma è riduttivo parlare solo di descrizioni letterarie, quando la pittura e la fotografia hanno contribuito, con sguardo emotivo e, al contempo, oggettivo a questa indagine.

Gli studi contemporanei hanno dato una lettura poliedrica dell’identità, scomponendola in una serie di elementi, che si relazionano e si condizionano reciprocamente, senza isolarsi dai cambiamenti in atto.

È quindi opportuno parlare di forme dell’identità che abbracciano il tema del sacro, del mito, della storia e delle tradizioni che diventano parte dell’humus culturale di chi abita questa terra e ne restituisce un’interpretazione, attraverso caleidoscopiche visioni.

 

Per un’adeguata lettura del territorio, si è considerata importante l’analisi dei caratteri identificativi: storico – culturali; morfologico – naturalistici; estetico - percettivi

Questi, in relazione tra loro, hanno contribuito ad evidenziare la natura polisemica dei luoghi, intrisi di storia e di tradizioni, in una  continua stratificazione di memorie che, in tempi sempre più globalizzati,ha rafforzato il legame tra l’uomo e la sua terra.

 

Il territorio: riflesso delle stratificazioni culturali attraverso il tempo.

Il processo di sviluppo storico è in un’unità nel tempo, per cui il presente contiene tutto il passato e del passato si realizza nel presente ciò che è essenziale, senza residuo di un inconoscibile che sarebbe la vera essenza.

(Antonio Gramsci, Quaderni dal carcere,  1948/ 51)

 

Il territorio si mostra, con sempre maggiore evidenza, come il palinsesto delle azioni antropiche e delle trasformazioni naturali e culturali, sedimentate nel corso della storia. 

Con un’immagine, legata ad un significato metaforico, si potrebbe parlare di un territorio a “rete” o “policentrico” in cui una pluralità di attori recitano a soggetto ma dove è, anche massimo, il conflitto che consegue alla molteplicità di interessi.

La maturazione di un’identità collettiva, da parte degli abitanti, diventa necessaria non solo per la produzione di valori, ma anche per la loro comunicazione da cui si evincono meccanismi complessi, a struttura ipertestuale, simili alle molteplici divagazioni e descrizioni di Carlo Emilio Gadda.

Da questa continua polisemia di valori “significanti” si è recentemente introdotto il termine di “armatura culturale” del territorio come sistema vettoriale di sviluppo di beni dismessi, anche immateriali, che divengono semiofori, a partire dalla loro rarità e dalla storia che racchiudono.

 

La matrice culturale di un luogo è portavoce di una stratificazione identitaria ed antropica, sedimentata nel tempo, che deve essere tutelata alla stessa stregua del patrimonio materiale che ne diventa riflesso.

 

L’habitat partecipativo

 

A sottolineare l’importanza di un rapporto fecondo, tra le risorse della memoria e un coinvolgimento esperienziale, l’arte non dovrebbe limitarsi ad allestire spazi espositivi convenzionali, ma avvicinare il pubblico con nuove modalità e forme di narrazione che possano aprire a diversi contesti.

Il percorso di avvicinamento ad una fruizione non più lineare, ma ipertestuale, viene facilitato dall’uso della tecnologia in grado di “avvolgere” e “coinvolgere” il pubblico attraverso un format percettivo e, al contempo, evocativo.

L’habitat diventa una dimensione ibrida dell’esperienza che intreccia elementi naturali e artificiali, utili alla comprensione del suo vissuto.

Il monumento, come il paesaggio,  non ha l’obbligo di essere “produttivo” ma ha bisogno di errare, di viaggiare anche smarrendosi, invitando il fruitore a partecipare ad un viaggio multisensoriale alla ricerca di identità sconosciute o ad un loro inusuale riconoscimento.

 

È un viaggio sciamanico, un rito iniziatico nel territorio siciliano che rievoca mito, memoria, paesaggio ma anche realtà dolenti del contesto sociale contemporaneo, che si svelano in tutta la loro drammatica consistenza.

L’identità culturale abbandona, per il tempo del percorso, la sua dimensione collettiva per immedesimarsi nel singolo in una dimensione del tutto individuale ed accessibile.

Di cosa parliamo quando ci riferiamo all’ identità?

“Ci è praticamente impossibile pensare e raccontare la società attuale, la sua struttura, il suo funzionamento, le sue discrasie, i suoi conflitti, le sue prospettive e il nostro posto in essa, senza ricorrere all’idea di “identità”. Identità appare un termine banale e auto evidente, preciso e vernacolare. Tutti sanno che cos’è l’identità. L’identità è il nostro essere presenti a noi stessi e agli altri, il nostro riconoscerci quotidiano, il tratto più distintivo, unico e profondo, la nostra specifica particolarità, la nostra specifica biografia. Ma è anche il nostro essere dentro il gruppo, il nostro modo di sentire il legame che ci unisce ad altri, le nostre abitudini e le nostre tradizioni: vincoli e solidarietà, memoria e storia. È ciò che ci distingue dagli Altri, è l’evidenza della nostra diversità. Tutti hanno un’identità; anche se, forse, molti ne vorrebbero una diversa, migliore. Perché l’identità si avverte maggiormente quando ci lascia insoddisfatti, la sua rilevanza si fa evidente quando è in “crisi”.”

 

Enzo Colombo, Decostruire l’identità, individuazione e identificazione in un mondo globale,2007

 

IdLands "Le forme dell’Identità", un percorso multisensoriale e pienamente accessibile ad ogni tipologia di pubblico.

“… non un’ idea statica di cultura, come bene e come patrimonio di cui impossessarsi, attraverso una semplice e passiva ricezione, ma un processo in continuo divenire del quale bisogna far parte, nel quale bisogna essere dinamicamente coinvolti …

Una cultura che sia veramente tale non è mai statica, ma è sempre “viva”, è sempre motivo di riflessione e di stimolo per una nuova elaborazione, è sempre aperta all’arricchimento che può derivare da nuovi apporti”.

Giovanni Solimine, Senza sapere: il costo dell'ignoranza in Italia, 2014

 

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Questi i contenuti di base che hanno ispirato la composizione di una mostra, per viaggiare attraverso i territori e poterne cogliere l’essenza più intima, il Genius loci, che connota una località come unica e irripetibile, capace di suscitare emozioni profonde e imprimere nella memoria i ricordi più intimi.

La programmazione delle attività propedeutiche, con la raccolta di immagini e filmati, era già iniziata nell’autunno del 2019, al fine predisporre un repertorio iconografico di base a cui collegare molteplici contenuti in relazione ai Beni culturali selezionati. L’armonico connubio con il territorio di appartenenza e le sue tradizioni attraverso una fruizione, al contempo, percettiva, avrebbe amplificato il livello di immedesimazione soggettiva di ciascun visitatore, invitandolo ad un libero avvicinamento alle tematiche a lui più affini, senza tralasciare l’ampia immedesimazione nel contesto culturale dei siti Unesco del Sud-Est.

 

Le fasi di progettazione, iniziate a gennaio del 2020, d’intesa con l’Accademia di Belle arti di Siracusa, si sono dovute bruscamente interrompere di lì a poco (marzo 2020), a causa dell’emergenza sanitaria che ha colpito il paese.

Si è così determinato uno stato di impossibilità a proseguire gli incontri operativi con l’Accademia di Siracusa ma, principalmente, ha preso corpo la consapevolezza dell’irrealizzabilità di un allestimento reale della mostra, in uno spazio fisico, in relazione alle previsioni sempre più drammatiche, correlate alla pandemia in atto, con il conseguente “isolamento sociale” che si sarebbe protratto per un lungo e indeterminato periodo.

L’indirizzo seguito è stato quello comune a tutte le attività culturali, e non solo, di continuare a diffondere e condividere le informazioni e le attività didattiche attraverso strumenti informatici on line.

L’idea di una mostra digitale ha così indirizzato la composizione e l’organizzazione del previsto evento, spostando il punto di vista dalla presenza del visitatore, circondato da uno spazio fisico intriso di storia, ad una immedesimazione virtuale, non meno coinvolgente, del pubblico attraverso la creazione di percorsi digitali che legano Beni materiali e immateriali in un dialogo senza soluzione di continuità con il territorio che li accoglie.

 

La riflessione sottesa a questa scelta ha, inoltre, suggerito interessanti spunti di approfondimento, in quanto le attuali condizioni sanitarie restrittive non avrebbero consentito una fruizione libera da limitazioni di sicurezza, ostacolando i momenti di riflessione sul percorso in situ.

La creazione di spazi virtuali può essere considerata, positiva e propositiva, in quanto permette di coinvolgere un più vasto bacino di utenza, anche al di fuori delle aree di riferimento, di rendere stabile e duraturo nel tempo “l’allestimento” oltre che rappresentare un invito promozionale alla scoperta dei territori contraddistinti dalle loro peculiarità.

Con la pausa determinata dalla diffusione pandemica, nell’agosto del 2020, si è potuto organizzare una raccolta di video e immagini del territorio, attraverso un “viaggio in moto” che ha percorso tutte le città coinvolte e i loro territori.

Questo “viaggio” è stato documentato realizzando la composizione di video-clip che accompagnano il visitatore alla scoperta dei luoghi narrati.

IdLands è diventato, così, un itinerario virtuale universalmente accessibile, in grado di includere ed invitare alla conoscenza, dei Siti Unesco del Sud Est della Sicilia, anche categorie di soggetti con disagio sociale e disabilità, in sinergia con le finalità che contraddistinguono l’intera struttura delle azioni del progetto “Le forme dell’Identità”.

Definita la prima parte del progetto, di cui era stata incaricata l’Accademia di Belle Arti di Siracusa, l’esecuzione della seconda fase, con la realizzazione del sito web della mostra e relativo catalogo a stampa, è stata affidata, dal Comune di Noto, alla Società Apricot S.r.l..

La mostra è composta da una serie di spazi virtuali, che corrispondono ai vari siti nelle proprie articolazioni territoriali, identificati da “colori guida” in grado di sollecitare visivamente, l’attenzione del fruitore. La navigazione è, quindi, suggerita da una mappa interattiva, che inviterà ad intraprendere un viaggio personalizzato.

La struttura grafica, concepita per mantenere vivo il livello di attenzione e la dimensione della scoperta, è composta da accessi, alle varie sale espositive virtuali, che inoltreranno l’utente in diverse tappe e  luoghi degli itinerari tematici, svelandone il contesto e i suoi tesori.

Il paesaggio e i Beni sono raccontati attraverso immagini e video clip, con l’interazione di video racconti, interviste e/o narrazioni a cura di professionisti della cultura locale come architetti, paesaggisti, storici, archeologi, etno - antropologi, naturalisti per incentivare  testimonianze e trasmissioni di valori finalizzate ad una presa di coscienza dell’identità dei luoghi, rivolta a residenti, turisti e viaggiatori di fasce d’età eterogenee.

Alla selezione di alcuni beni/luoghi emblematici e identitari, all’interno dei Siti Unesco, collegati al contesto, inerenti a ciascuna città del Val di Noto e al Sito Unesco di Siracusa e la Necropoli rupestre di Pantalica, si aggiunge la selezione di un percorso tematico, all’interno della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, col fine di collegare la residenza tardoantica con i beni materiali e immateriali del territorio di appartenenza. 

Ciascun itinerario è corredato da stimoli percettivi, letture di brani, suoni, musiche, o altri suggerimenti che possano accompagnare l’utente alla comprensione dei Beni e dei luoghi anche attraverso i sensi.

Diventeranno protagonisti emblematici, i profumi e gli odori attraverso corrispondenze evocative della memoria, come anche il tatto, associato alla descrizione dei materiali identificativi delle architetture o dei paesaggi; anche il gusto ricondurrà alle tradizioni enogastronomiche locali divenute parte costitutiva dei beni immateriali e, altrettanta importanza, avranno gli aspetti etno-antropologici del territorio e le citazioni letterarie dei viaggiatori del Grand Tour o tratte dalla letteratura evocativa.

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 (*) Conosci tu il paese ?

Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni?

Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro,

Una brezza lieve dal cielo azzurro spira,

Il mirto è immobile, alto è l’alloro!

Lo conosci tu?

Laggiù! Laggiù!

O amato mio, con te vorrei andare!

Conosci tu la casa? Sulle colonne il tetto posa,

La grande sala splende, scintillano le stanze,

Alte mi guardano le marmoree effigi:

Che ti hanno fatto, o mia povera bambina?

La conosci tu?

Laggiù! Laggiù!

O mio protettore, con te vorrei andare.

Conosci tu il monte e l’impervio sentiero?

Il mulo nella nebbia cerca la sua strada,

Nelle grotte s’annida l’antica stirpe dei draghi,

La roccia precipita e sopra lei l’ondata:

Lo conosci?

Laggiù! Laggiù

Porta la nostra strada,

andiamo o padre mio!

 

Traduzione di A. Rho e E. Castellani in J. W. Goethe, Wilhelm Meister Gli anni di apprendistato, Adelphi, 1974.