Militello in Val di Catania

Striscia
Parete della mostra
 
 
 

Brano letterario

 

(…) Dové avere un periodo di floridezza, anche senza aranci, perché l’abitato, atterrato dal terremoto del 1693, risorse, e risorse in modo garbato e senza troppe dipendenze da Catania. Il che sorprende, perché l’attrazione di una città ricca, e, per l’architettura, la più evoluta di tutta l’isola, doveva farsi sentire. Militello fece da sé, o quasi (…).

Quello che più attrae, in questa cittadina, pulita, senza fumo di fabbriche e cortese nell’animo, è il colore delle sue costruzioni in una pietra color del miele, ma ancora più rosata di quelle delle cave di Siracusa e di Noto. Il cielo è il cielo siciliano del Sud, che sembra volare al di sopra dei tetti, d’un celeste tenue, già africano, e sul quel cielo i profili dei palazzetti, o quelli vigorosi delle chiese si ritagliano senza contrasto (…).

Ma la strada più graziosa è via Porta di Terra, così ben conservata, con i suoi palazzetti di pietra e di qua e di là i ligustri: in fondo c’è una torre che è l’unico avanzo del Castello dei Barresi, i signori del luogo prima dei Branciforti, e poi, da un arco si passa in una strada di campagna in discesa che porta alla chiesa, ormai diruta, ad eccezione di una navata, di Santa Maria la Vetere. La strada è senza uscita, fiancheggiata da filai di orti (…). Di lì il panorama sulle balze che digradano verso il piano dove, alla fine sta Scordia.

La chiave del cancello fu trovata senza particolari traumi: scendendo gli scalini, si arriva ad un protiro quadrato, e sotto ci sono sculture sfaldate, con una disposizione inconsueta; quello che non è sfaldato è il gruppo della Madonna col Bambino nella lunetta, di gusto quasi toscano e quattrocentesco, ancorché il protiro sia datato 1506. Evidentemente dové trattarsi di qualche artista venuto da Messina, città aperta agli influssi del continente. Risalendo si trovò la grande chiesa di Santa Maria della Stella, grande come una chiesa di città, e come lo sono altre due di Militello, San Benedetto e San Salvatore. (…)

Girare per Militello, con poche automobili, è un gusto raro: dovunque si affacciano palazzetti settecenteschi, con le alte pilastrate fino al tetto, i balconi dai medaglioni fitti come nell’uso di Aci Reale e Catania, prima del Vaccarini. La modica altezza delle case, su cui svettano le alte facciate delle chiese fa sentire come in una città puerile, sotto la benevola sorveglianza dove si può giocare per le strade e chiamarsi da una porta all’altra. (…)

Uscendo da Militello si trovano meravigliosi spalti di fichi d’India d’un’altezza inusitata dalle pale larghe come per infornare le pizze: si accavallano, seguono e quasi aggrediscono la strada, scavalcano i colli: erano in fiore, quel fiore modesto, fra tante spine.

Cesare Brandi

(in Cesare Brandi, Sicilia mia, Sellerio, Palermo 1989, pp. 95-97)

 
Itinerario: B
Località attuale: Militello in Val di Catania
Parete attuale: 5.
Prossima tappa nell'itinerario: Militello — Caltagirone

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