La città di Scicli e il suo territorio

La città di Scicli si trova nelle estreme propaggini dei Monti Iblei e di fronte al Mare Mediterraneo. Essa ha avuto sempre un rapporto strettissimo con il suo territorio, e ciò fin dalla sua fondazione. Tra 8° e 9° secolo dopo Cristo, infatti, il nucleo originario del paese si creò per incastellamento sulla cima della collina di San Matteo, lì dove i Bizantini costruirono una rocca per difendersi dai Saraceni. Il sito venne scelto perché naturalmente strategico: uno sperone elevato, difeso da pareti di roccia inaccessibili, a strapiombo su due gole (chiamate «cave») scavate dalle violenti piene di torrenti impetuosi. Attorno a questo sito fortificato si raccolse la popolazione impaurita proveniente dalle campagne circostanti. Conquistata comunque dai Saraceni alle fine del 9° secolo, la città crebbe cingendo la collina, e prosperò grazie anche alla fertilità del territorio e all’abbondanza delle acque.

Scicli antica

Riconquistata dai Normanni all’inizio del secondo millennio, la Scicli “cristiana” costruì la sua Chiesa Madre sul vertice del colle, proprio sotto il torrione normanno. Essa venne intitolata a San Matteo, nome che venne dato anche alla collina. L’antica città aveva, quindi, il suo fulcro nel vertice collinare: qui si trovavano le sedi del potere militare e di quello religioso; attorno a queste, sulle pendici, le abitazioni civili formavano una corona. A partire dal Trecento, con l’aumento di popolazione, la città cominciò a espandersi a valle. Era una scelta imposta dal territorio: lì erano infatti i principali corsi d’acqua. La cava di San Bartolomeo e quella di Santa Maria la Nuova, ma anche la pianura alla confluenza dei due torrenti, si popolarono. Questo processo di “scivolamento” venne accelerato dal terremoto del 1693. Da quel momento in poi, la Scicli “antica”, sopra il colle, venne per lo più abbandonata; quella “moderna”, ai piedi del colle, si sviluppò soprattutto verso il mare, distante pochi chilometri.

Una veduta del Settecento 

Questa interessante veduta di Scicli a metà Settecento mostra la città durante un importante momento di svolta urbanistica. L’anonimo disegnatore presenta un “ritratto di città” che fa capire l’idea che si aveva di Scicli a quel tempo. La collina, con i castelli e la chiesa madre, è il punto visivo forte attorno al quale ruotano tutti gli altri edifici; addirittura questi ultimi vengono inclinati, in modo da farli convergere verso il vertice della città “antica”. Al di sotto, invece, è la città “nuova”, che si dilata e si espande verso il territorio. È chiaro che la città si prepara ad abbandonare il sito originario per conquistare un nuovo spazio più aperto e funzionale ai suoi commerci. Il disegno viene completato dalla ricca campagna ben coltivata e dalla raffigurazione del litorale. La città non è nulla senza il suo territorio: entrambi sono complementari.