La chiesa di Santa Chiara a Caltagirone, inaugura una nuova fase della storia architettonica del Settecento. Se nella parte iniziale della ricostruzione dei maggiori cantieri cittadini (chiesa madre, complesso dei Gesuiti e dei francescani) risultano attivi un certo numero di maestri locali oltre alla bottega catanese degli Amato (veicolando sempre con un linguaggio ricco e propenso a integrarsi con la decorazione scultorea), le cose mutano con l’invio a Caltagirone da parte del vescovo di Siracusa del suo architetto di fiducia: il siracusano Rosario Gagliardi per occuparsi del progetto della chiesa del monastero femminile.
La chiesa di Santa Chiara a Caltagirone
L’involucro esterno della chiesa, anche se con un trattamento rustico, denuncia nella sua nuda volumetria l’impianto interno, esattamente come in alcuni disegni del Gagliardi o in alcune architetture di Niscemi.
La chiesa di Santa Chiara a Caltagirone
Gagliardi è documentato a Caltagirone nel 1743, contemporaneamente impegnato sia nella progettazione di una scala per il collegio gesuitico che per l’impegnativo progetto della chiesa di Santa Chiara. A queste date è oramai un affermato architetto ultracinquantenne che ha dato numerose prove delle sue capacità e possiede un curriculum notevole. Per la chiesa di Santa Chiara impose un disegno a ottagono allungato sovrapposto a una croce con terminazioni absidate, molto simile a un disegno del suo repertorio di progetti, conservato nella collezione Mazza di Siracusa (pubblicato da Di Blasi e Genovesi).
La chiesa di Santa Chiara a Caltagirone
L’impegnativa attività, alle dipendenze del vescovo di Siracusa aveva obbligato l’architetto a ottimizzare il suo tempo e i suoi progetti. Con poche variazioni i suoi disegni venivano ripetuti in più sedi, così accade con la chiesa dell’Addolorata a Niscemi, che venne realizzata da maestri di Caltagirone, con una pianta ispirata al raffinato disegno di Santa Chiara.
La chiesa di Santa Chiara a Caltagirone
Come accadeva sovente, l’architetto affidò alla facciata della chiesa di Santa Chiara il compito di caratterizzare con enfasi lo spazio urbano, limitando le sintonie con un ambiente propenso a confrontarsi con quanto si costruiva a Catania al portale con statue di angeli sedute sul timpano. Tipicamente gagliardeschi sono invece i fantasiosi capitelli derivati dalle stampe di Jean Berain. Dopo l’Unità di Italia e la soppressione, il monastero è stato radicalmente ricostruito, sostituendolo con una centrale elettrica, progettata da Ernesto Basile.
La chiesa di Santa Chiara a Caltagirone
La facciata convessa di Santa Chiara rientra nella serie di progetti che da un decennio Gagliardi stava seguendo a Modica (chiesa dei Gesuiti) o a Noto (chiesa di San Domenico) e, in forma meno accentuata ma più complessa a Ragusa (chiesa di San Giorgio).
San Giuseppe
La chiesa di San Giuseppe, collocata ai piedi della lunga scalinata, venne progettata intorno al 1746 da Rosario Gagliardi che predispose un insolito disegno a pianta centrica. La geometria prescelta fu infatti quella di un poligono a dieci lati che comportava l’assenza di parallelismi corrispondenti tra lati contrapposti. Viste le lunghe assenze dell’architetto, a guidare il cantiere fu il canonico e dilettante di architettura Antonino Di Martino, ma ancora nel 1751, probabilmente per l’ultima volta, Gagliardi tornò a Caltagirone per completare la fabbrica con il disegno di un nuovo cappellone.
San Giuseppe
La facciata, racchiusa tra due brevi torri campanarie e leggermente estroflessa nella parte centrale, denuncia la base formativa di Gagliardi, che si era preparato al suo compito di architetto durante il viceregno austriaco di Sicilia (1720-1734) e aveva recepito forme e modelli di area centroeuropea.
La chiesa madre di Francesco Battaglia
Dopo la parentesi dominata dall’architetto proveniente da Noto, a partire dal 1755 ritornava sulla scena e in una posizione di maggiore autorevolezza, Francesco Battaglia da Catania. Durante il suo mandato di architetto della città curò importanti cantieri di natura urbana e, dopo l’incarico ricevuto nel 1763, diresse la ricostruzione della chiesa matrice. Il prospetto di Santa Maria del Monte mostra una sensibile svolta rispetto all’architettura promossa da Gagliardi, un maggiore semplicità, assenza di curve, di aggetti e di ombre secondo un programma di più austero e controllato classicismo.
La chiesa madre di Francesco Battaglia
Nonostante l’adesione al classicismo di Battaglia, anche il progetto di rinnovamento della chiesa madre di Caltagirone andò incontro a critiche e a pesanti censure (soprattutto per gli interni) allorché venne interpellato come perito l’architetto Andrea Gigante da Trapani. Nel Val di Noto questo contenziosi erano frequenti e indicano l’importanza che l’architettura e la costruzione assumevano per l’intera società.