Il 23 agosto 1474 Antonello da Messina, si impegnava a lavorare alla celebre pala dell’Annunciazione, commissionata per l’omonima chiesa di Palazzolo, oggi conservata a nel museo Siracusano di Palazzo Bellomo. L’atto veniva stipulato a Messina ma negli anni precedenti il pittore viene registrato in Sicilia sud orientale dove aveva ricevuto ulteriori incarichi per Noto e Caltagirone. Diventa a questo punto pressoché certo un incontro con Francesco Laurana impegnato a Palazzolo per la Madonna della Grazia (inizi 1472). Gli esiti di questo incontro potrebbero essere rintracciati nella colonna in marmo bianco e con capitello antico del quadro di Antonello.
Antonello da Messina incontra Francesco Laurana
Forse Laurana e Antonello avevano già avuto modo di incontrarsi in precedenza a Napoli. A distanza di venti anni, l’interscambio di novità e di idee fra artisti che condividevano la medesima partecipazione alla corte di Alfonso il Magnanimo, appare convincente.
Un esuberante portale
Il fastoso portale della chiesa dell’Annunziata venne completato dal maestro Giuseppe Ferrara nel 1731. Ferrara era un artigiano-imprenditore calabrese che per decenni sembra dominare i cantieri di Palazzolo e delle città vicine. L’incarico del 1731 costituiva un completamento di un progetto redatto almeno dieci anni prima, il maestro in effetti si obbligava “finirci la porta maggiore dell’istesso disegno conforme è al presente incominciata, cioè di finire le colonne con i suoi capitelli, architravi, friscio e cornice, e secondo la regola dell’architettura…”.
Un esuberante portale
A differenza di altre personalità, Ferrara non sembra aspirare, se non tardivamente, al ruolo di architetto. Il suo ruolo di appaltatore ed esecutore lascia un’ombra sul progetto della facciata, che potrebbe essere stato redatto da una diversa personalità.
L’esaltazione della colonna “torciniata”
Da oltre un secolo, le colonne tortili (nei documenti del tempo, definite come “torciniate”) costituivano un modello apprezzato dai committenti e diffuso tra gli operatori, che rimandava alle mitiche colonne del tempio di Salomone e alle prerogative della Vergine Maria. I rimandi simbolico-religiosi si erano intensificati a partire dal berniniano baldacchino di San Pietro a Roma e la decorazione in rilievo a tralci di vite delle colonne di Palazzolo rivela una stretta aderenza a modelli aulici, qui tradotti in pietra.
L’esaltazione della colonna “torciniata”
Ferrara mostra di essere anche un esperto intagliatore e la sua esperienze parallele a Palazzolo, a Sortino o nel cantiere della cattedrale di Siracusa (dove nell’atrio realizza portali con colonne salomoniche) giustifica il credito di cui godeva in città e nell’intera diocesi.
Una facciata-altare
La facciata della chiesa dell’Annunziata costituisce un unicum nel contesto locale, sia per la configurazione complessiva che rimanda a quella di un grandioso altare, che per la scelta enfatica di usare colonne tortili decorate. In realtà tutto l’apparato mostra una ridondanza decorativa anomala (si veda il fregio a festoni) per i tempi della realizzazione e le consuetudini locali. Per alcune incongruenze e anacronismi, sorge poi il dubbio che l’asciutta lunetta a conchiglia sovrastante il portale costituisca un “ricordo” della precedente facciata distrutta dal terremoto.
Una facciata-altare
L’accumulazione di temi, così come e altri indizi, convergono sull’ipotesi di un progetto elaborato in concerto tra i committenti ed eseguito o perfezionato in corso d’opera da parte del capomastro.
Una lunga vicenda costruttiva
La vicenda della ricostruzione della chiesa dell’Annunziata è sufficientemente emblematica dei tempi necessari per completare una fabbrica. La chiesa venne riparata dopo il terremoto con importanti lavori che partirono dal 1698. Solo nel 1721 si mette mano alla facciata, semplicemente definita come “porta maggiore”, mentre il documento, relativo al coinvolgimento di Ferrara, indica che l’intera chiesa era in costruzione, soggetta con tutta probabilità a un ampliamento delle strutture, con una configurazione a pilastri non dissimile a quella che si realizzava nella vicina chiesa madre.
Una lunga vicenda costruttiva
Il cantiere dei completamenti e la costruzione delle coperture saranno ultimati solo nel secondo Settecento, sotto la guida dal capomastro Francesco Farina, successore di Ferrara, mentre la pavimentazione e altri arredi sono frutto di azioni più recenti