Noto era una città di origini antiche, probabilmente un importante centro siculo fortificato sul monte Alveria La sua storia millenaria si interruppe tragicamente l’11 gennaio 1693. Nonostante le direttive del duca di Camastra, il processo di abbandono da parte della cittadinanza fu lento e controverso. La continuazione dello sciame sismico e la perdita progressiva di un adeguato supporto economico determinarono il definitivo e traumatico distacco, mentre l’antica città diventava un enorme cava a cielo aperto da cui attingere per la costruzione del nuovo centro.
La città abbandonata dopo il terremoto
Al momento del sisma, la città era un centro fiorente, con importanti edifici civili, fontane prestigiose come quella del Laooconte, numerosi complessi religiosi e con una grande chiesa madre, in piena fase di ricostruzione.
Macerie e rovine
Passeggiando per Noto Antica ci si imbatte in nuclei di macerie e talora anche di rovine più consistenti, con architetture che riflettono la grandiosità della città capovalle. A conti fatti, Noto Antica sembra essere il maggior centro abitato europeo abbandonato in età moderna che solo in tempi recenti ha guadagnato un interesse da parte degli storici. Oltre alle imponenti fortificazioni cinquecentesche sono ancora identificabili e visibili i resti del castello di Montagna, e delle chiese realizzate nel Seicento da parte dei Gesuiti e dei Carmelitani.
Macerie e rovine
I mastodontici pilastri in pietra da taglio che reggevano la cupola nella seicentesca chiesa dei Gesuiti sono alcuni dei frammenti più evocativi del luogo. Da questo sito vennero recuperati conci ed elementi architettonici per il nuovo collegio della città settecentesca.
Il castello di Pietro D’Aragona
Tra i ruderi che si incontrano a ridosso della Porta della Montagna è il cosiddetto castello di Pietro d’Aragona. Si tratta di un complesso fortificato riedificato alla metà del XV secolo dal fratello del re di Sicilia e Napoli, Alfonso il Magnanimo. Sono ancora visibili la grande torre circolare e i resti della cappella di San Michele, un piccolo e raffinato edificio a pianta centrica, probabilmente eretto in età normanna. I blocchi che componevano il magnifico portale maggiore sono esposti presso il museo civico nel complesso di Santa Chiara.
Il castello di Pietro D’Aragona
Sono numerosi i frammenti di architettura provenienti da scavi e ritrovamenti a Noto Antica e attualmente conservati a Noto Moderna, spesso si tratta di elementi di pregio, testimonianza della qualità diffusa dell’artigianato locale.
L’Eremo di San Corrado
Sin dal Medioevo, intorno all’antica città di Noto, in luoghi scoscesi e non facilmente accessibili, erano presenti piccole comunità eremitiche. Il fenomeno ebbe un incremento in età moderna con la beatificazione (1515) dell’eremita Corrado Confalonieri da Piacenza, vissuto nella prima metà del Trecento, che sarebbe diventato patrono della città. In una posizione intermedia tra le due Noto, l’antica e la nuova, nei pressi della grotta abitata dal Santo, si realizzò un santuario, con una piccola chiesa centrica ricostruita alla metà del Settecento, forse su progetto di Rosario Gagliardi, destinata alle processioni e alla raccolta degli ex voto dei fedeli.
L’Eremo di San Corrado
L’area occupata dall’eremo di San Corrado era quella delle cave per l’estrazione di pietra per i cantieri della nuova città. Possiamo immaginare che per le schiere di operai impegnati nel faticoso compito, si trattasse di un luogo di culto privilegiato.