La cittadina di Cassibile ci rimanda a eventi storici (vi furono firmate due rese, quella del generale Demostene sconfitto dai siracusani nel 413 a. C. e quella dell'8 settembre 1943) ma non meno evocative sono le bellezze naturali della zona soprattutto le straordinarie cave iblee e la foresta ripale.
Il fiume Cassibile, kakiparis per gli antichi Greci, inizia la sua corsa verso il mare dal Feudo Bauly fra le Contrade Velardo e Santa Lucia, a 3 km a sud-est di Palazzolo Acreide. Più a valle, sul Cassibile si riversano le acque di tre affluenti: il fiume Arco, la cava Testa dell'Acqua o Fontana Sguerra e il San Marco. La riserva venne istituita nel 1990, al fine di difendere e incrementare la fauna, conservare la vegetazione naturale e ripristinare quella forestale mediterranea. Il percorso è impegnativo.
La grotta dei briganti Cava Grande del Cassibile
La Cava Grande è tra queste la più profonda e impenetrabile, antropizzata dall'uomo solo in alcune parti del suo sinuoso percorso tanto che si racconta anche di briganti che utilizzarono un grosso incavo che prese il loro nome.
La foresta ripale
Nel fondovalle, dove il fiume crea salti e numerose marmitte e dove l'umidità è più elevata, vive il platano orientale, pianta molto conosciuta perché tanti esemplari ombreggiano le piazze e i viali delle città italiane. La storia è ricca di episodi e leggende riferite a questo longevo e maestoso albero, famoso, per esempio, il platano sacro ad Esculapio. I platani che comunemente incontriamo in città sono quasi sempre il prodotto dell'ibridazione del platano orientale, originario del bacino Mediterraneo con quello occidentale e nordamericano. Allo stato naturale il platano, che un tempo doveva essere assai abbondante in Calabria in Sicilia, vive oggi in limitatissimi gruppi, lungo le coste meridionali dell'isola. Il legno duro ma facilmente lavorabile, un tempo veniva usato dai contadini per la costruzione di aratri e di oggetti di uso quotidiano. Oggi il nostro esemplare soffre di una grave malattia “il cancro colorato”, una micosi che mina l'esistenza della pianta. Lungo i 10 chilometri della Cava, è importante citare come un'unica stazione, la bellissima felce “picteris vittata”. Il percorso è impegnativo.
Falco pellegrino
Fra le forre della Riserva è ancora possibile osservare le evoluzioni del falco pellegrino, a caccia di colombi. Il falco pellegrino è un uccello rapace, che appartiene alla famiglia dei Falconidi, noto per la sua velocità che può raggiungere, in picchiata, anche oltre i 300Km/orari.
Gruccioni
Tra le rocce della cava, dove il calcare è più tenero, si può ritrovare una rumorosa e colorata brigata di gruccioni. Uccelli, dal corpo esile e variopinto, che fanno ritorno ogni anno per nidificare, scavando cunicoli profondi dove depositare le uova, per una sola covata all'anno, all'inizio di giugno.