Nonostante le indicazioni vescovili che imponevano la precedenza della ricostruzione della chiesa madre dopo il 1693, per anni la chiesa venne alloggiata in una baracca e riposizionata in un’area più baricentrica della città. Lo scontro tra le opposte fazioni dei quartieri di San Paolo e San Sebastiano dovettero rallentare i tempi di ricostruzione, mentre appariva sempre più evidente quali fossero le reali gerarchie politiche e di potere religioso e il ruolo tutto sommato sussidiario della matrice. La ricostruzione nel vecchio sito comincia nel 1700 ma con incertezze di natura costruttiva e una cronica difficoltà a recuperare risorse.
Una costruzione defilata: la chiesa madre
Solo negli anni Quaranta del Settecento si riuscì a concludere il capocroce con la falsa cupola, elaborati sotto la guida di Giuseppe Ferrara, mentre la facciata originale non doveva avere fondamenta e struttura solide se sarebbe crollata nel XIX secolo per essere successivamente ricostruita.
La facciata della chiesa di San Sebastiano 1
La storia del prospetto della chiesa madre comincia con un primo intervento (forse limitato a un portale) di un maestro milanese, Giuseppe Sacchetti. Nel dicembre 1721 si registra l’incarico dell’esecuzione al maestro Mario Diamanti e soci del progetto redatto dal medesimo maestro e con le varianti concordate con la committenza. Diamanti è uno dei tanti maestri imprenditori, versato anche nella scultura, che sviluppa una propensione al ruolo di architetto. Questa ricerca di uno status superiore emergerà nel 1740 quando il maestro-architetto prenderà audacemente le distanze dai committenti. Nel 1758 il progetto cambia nuovamente e il disegno da eseguire per i completamenti viene redatto dal ragusano Costantino Cultraro.
La facciata della chiesa di San Sebastiano 1
La presenza e successione di più progetti per la stessa facciata non costituisce un’eccezione, sembra invece costituire una regola per le consuetudini locali, dove piuttosto che la fedeltà definitiva a un disegno, si privilegiava il progressivo perfezionamento
La facciata della chiesa di San Sebastiano 2
A uno sguardo sommario le tre diverse fasi del prospetto di San Sebastiano sembrano difficilmente separabili. Alcuni frammenti risultano persino riferirsi a tempi precedenti al terremoto. Appare possibile che i successivi progetti, approvati e concordati con i committenti, cercassero un’integrazione e tentassero di evitare contrasti stilistici troppo stridenti. Sono quindi assenti le note rococò che ci si aspetterebbe di ritrovare in un disegno di Costantino Cultraro, mentre forse solo le immaginifiche volute del secondo ordine tradiscono la cronologia di questa parte della costruzione.
La facciata della chiesa di San Sebastiano 2
I leoni stilofori (cioè adatti a sorreggere le colonne di un portico d’ingresso) collocati nel prospetto della chiesa, appartengono a una costruzione più antica. Esempi analoghi si trovano a Noto e indicano l’esistenza di modalità locali, riscontrabili solo nella facciata di Santa Maria La Vetere a Militello.
La facciata della chiesa di San Paolo 1
La storia del prospetto della chiesa di San Paolo rimase a lungo inevaso. Giuseppe Ferrara e Antonio La Ferla lavoravano nell’area della porta maggiore nel 1708 e nel 1723 si avviava la costruzione di un campanile che, ipoteticamente, doveva collocarsi in facciata. Nel marzo 1766 i procuratori della chiesa affidarono a Costantino Cultraro il compito di completare il campanile già iniziato e la facciata, probabilmente a riprova di una stretta connessione tra le due strutture. Quello che appare significativo è che l’intervento venne richiesto allo stesso architetto che dal 1758 era stato ingaggiato per completare la facciata della concorrente chiesa di San Sebastiano.
La facciata della chiesa di San Paolo 1
Emulazione e concorrenza sono le chiavi per comprendere molte architetture del Val di Noto, in questo senso gli architetti e i professionisti della costruzione svolgono un ruolo “mercenario”, pronti a mettersi a disposizione delle richieste delle differenti comunità.
La facciata della chiesa di San Paolo 2
Nel febbraio 1790 si iniziò la costruzione della nuova facciata che in parte integrava e in parte riutilizzava i materiali del precedente campanile. Si trattava di un disegno dell’architetto netino Corrado Mazza (attivo in quel momento a Vizzini), appartenente a una ramificata famiglia di costruttori. La nuova struttura rientra nei modelli di facciate campanili realizzate nella diocesi di Siracusa alla fine del secolo (si veda la chiesa di San Bartolomeo a Scicli), eredi dei progetti di Rosario Gagliardi. Le concavità angolari costituiscono una diretta citazione della casa senatoria di Noto.
La facciata della chiesa di San Paolo 2
In base alle analogie formali con il palazzo comunale di Noto, per lungo tempo la facciata della chiesa di San Paolo è stata assegnata all’architetto netino Vincenzo Sinatra. Nel caso del Val di Noto, un contesto dove il plagio o la citazione appaiono costanti, questo genere di confronti e di attribuzioni presenta varie criticità.