Le cicliche epidemie di colera, che funestarono la Sicilia del XIX secolo, imponevano per la città la costruzione di un ampio cimitero. L’incarico iniziale era stato affidato nel 1852 al celebre architetto Giovan Battista Filippo Basile ma una serie di circostanze e i costi esorbitanti avevano rallentato le procedure burocratiche. Nel 1866 l’architetto Nicastro offriva gratuitamente al Comune un suo disegno, che dovette apparire ai committenti adatto alle esigenze rappresentative della comunità. Si trattava di un impianto a croce greca con ampie esedre colonnate, ricco di citazioni eclettiche e di riferimenti al vasto bagaglio di modelli che l’architetto dominava.
Il camposanto del Paradiso
Per l’impegno del nuovo disegno del cimitero l’architetto Giovan Battista Nicastro possedeva un’adeguata formazione e conoscenze; la realizzazione del palazzo comunale, su disegno dello stesso, aveva del resto consolidato la sua affermazione professionale.
Un progetto in continuo perfezionamento
Per tutta la sua vita (l’architetto sarebbe scomparso nel 1903), Nicastro attese alla costruzione del monumentale cimitero, riuscendo tuttavia a portarne a termine solo una porzione. Il linguaggio neogotico toscano era stato prescelto per l’atmosfera mistica e sacrale del soggetto, ma nella lunga definizione dei dettagli un ruolo decisivo aveva assunto la ricca policromia, e il repertorio decorativo dovuto all’artigianato locale. Nata all’insegno dell’eclettismo nazionale, l’architettura si era quindi progressivamente assoggettata al genius loci e alle pratiche dei laboratori di terracotta di Caltagirone.
Un progetto in continuo perfezionamento
La ricchezza del cimitero di Caltagirone non è solo dovuta al disegno dell’impianto. Sono numerose infatti le tombe monumentali, progettate tra Ottocento e primo Novecento che offrono un singolare repertorio di fantasiosi monumenti eclettici e nel gusto liberty.
Il giardino pubblico
Mentre attendeva agli esiti del suo progetto per il nuovo camposanto, l’architetto palermitano Basile venne incaricato di redigere il progetto del giardino pubblico. Come consuetudine in quegli anni e come si era già sperimentato a Palermo nel Giardino Inglese, si prescelse un disegno romantico che sfruttava l’orografia per offrire percorsi “naturali” e vedute inconsuete. Il progetto venne realizzato con numerosi apporti di professionisti e di maestranze locali, inaugurando l’apertura verso il paesaggio e la predilezione per le residenze extraurbane che segna una lunga e importante stagione della città fra XIX e XX secolo.
Il giardino pubblico
Il palco musicale in forma di tempio centrico a otto lati, con forme di gusto orientale e con rivestimenti maiolicati, è un’opera del secondo Novecento che caratterizza il piazzale centrale del giardino pubblico.