L’area archeologica si sviluppa lungo contrada “Vallone” (una vallata all’estremo limite sud-orientale della città), all’interno della quale la chiesa della “Madonna della Stella” (poi chiamata semplicemente “la Vetere” per distinguerla dalla nuova ricostruita più a monte) costituisce il sema dell’antico abitato rupestre. Questo, come una “cavea”, abbraccia il pianoro della chiesa, il cui protiro è la frons scaenae di un teatro “naturale”. Le evidenze archeologiche ed architettoniche così come l’identificazione di un donjon normanno e la rilettura dell’insediamento indicano in Santa Maria la Vetere il primo nucleo abitativo normanno, dove l’azione cultuale avveniva tra l’edificio rupestre della chiesa e la grotta dello “Spirito Santo”.
La grotta dello “Spirito Santo”
I simboli e le suggestioni si rincorrono in questa grotta, caratterizzata da un altare ricavato nella roccia e alte nicchie (“cappellette”) scavate su tre lati lungo le pareti. Si realizza, così, un sistema di sedute che assume uno status nelle tre nicchie a lato dell’altare: tre semisfere sembrano distinguere quella centrale. Sulla stessa parete sono ben visibili croci di tipo greco e una croce ricrociata. La simbologia legherebbe questa cripta ai Templari (tema delle croci) e al culto di San Nicola di Myra (le tre semisfere) che, anticamente venerato insieme alla Madonna a Militello, coesisterebbe nello stesso pianoro dove un fonte di tipo battesimale-purificatorio (decorato nel fondo da una croce “pomata”) completa quest’area cultuale.
La “Ecclesia sive Cappella…”
La chiesa, cappella dei signori di Militello, è un continuum di fasi costruttive, che dall’età normanna, su un abitato rupestre preesistente, attraverso terremoti ed incendi (distruttivo quello del 1618), si arresta l’11 gennaio del 1693. L’impianto a tre navate fu pressoché distrutto dal terribile terremoto, risparmiando solo la navata meridionale, la sacrestia ed il portale con protiro. Santa Maria si ricostruì ad una sola navata, chiudendo le arcate di comunicazione alla navata centrale e recuperando alcune cappelle; in particolare quella della Natività di Andrea della Robbia (oggi a Santa Maria della Stella “la Nuova”) sul fondo e quella della Madonna, ultima cappella a destra.
Sacrestia
La “sacrestia”, un vano quadrato coperto da crociera rialzata costolonata posto alla base del campanile di Santa Maria la Vetere (1448), costituisce una delle più antiche testimonianze dell’architettura medievale a Militello e una delle poche costruzioni che ha resistito all’azione dei terremoti verificatisi nella regione negli ultimi secoli.
Navata Centrale
La navata centrale, dopo l’incendio del 1618, si realizza (sotto donna Margherita d’Austria) con un nuovo disegno: pilastri in pietra, intagliati con decoro a damasco; sopra le arcate una teoria di “cariatidi gravide” (alternate alle finestre a targa) a sostegno delle capriate del tetto. Questo è rifinito da un controsoffitto a tavole piane decorate, come in quasi tutti gli edifici sacri di Militello per tutto il Seicento.
Santa Maria la Vetere
Camere ipogeiche e fosse sepolcrali interessano l’intera area sacra destinata, in origine, alla sepoltura dei signori Barresi-Branciforte. Alcuni sarcofagi sono conservati presso la nuova sede chiesastica.
Il portale ed il protiro
Gli echi del primo rinascimento italiano sono evidenti nella realizzazione, durante la signoria Barresi, del portale e del protiro della “Vetere”. L’impianto del portale (1506) rinvia a quello della cattedrale di Messina di Pietro da Bonitate ed a quello della ventimiliana cappella di Sant’Antonio in S. Francesco a Castelbuono. I rilievi, con tracce residue dell’antica policromia, raffigurano: nella lunetta, la Vergine in trono fra angeli; negli stipiti, Profeti e Sibille; nei basamenti, Storie dei SS. Gioacchino e Anna; sulle guglie, un’Annunciazione; e nella cuspide, l’Incoronazione della Vergine tra angeli musici. Al sommo è Dio benedicente, ormai illeggibile. Potrebbero essere opera giovanile di Antonello Gagini o di Giovan Battista Mazzolo. Il protiro, forse della seconda metà del XVI secolo, presenta leoni stilofori, colonne dai capitelli compositi e arcate di diversa ampiezza.