Canicattini Bagni sorge sulle estreme propaggini dei monti Iblei a 362 m. sul livello del mare. Il suolo, collinoso dalla parte di mezzogiorno, scende dolcemente verso tramontana fino alla cava di Alfano dove un ponte di pietra, costruito nel 1796, congiunge il territorio di Canicattini all'ex feudo S. Alfano. Canicattini ospita il Museo del Tessuto, dell’Emigrazione e della Medicina Popolare e accoglie il visitatore con addobbi floreali scolpiti nella pietra calcarea tipica dei Monti Iblei su cui sorge e che ricalcano lo stile Liberty, ricco di elementi tipici delle grandi cittadine europee. La sezione del Museo dedicata alla Tessitura propone la visita di ambienti nei quali sono esposti tessuti di vario genere, dal più umile al più prezioso, frutto dell’operosità femminile che ha saputo realizzare, nel passato, tesori da conservare gelosamente. Nel museo sono esposti molti manufatti tra cui a cutra e a frazzata, coperte realizzate al telaio con filati di cotone bianco o colorato al naturale. Una sezione che merita un particolare percorso espositivo è quella dedicata alla tintura dei filati con la presentazione della piante tintorie che aprono una parentesi interessante sull’aspetto naturalistico del Comune di Canicattini Bagni. La sezione del Museo dedicata all’Emigrazione si pone come centro di ricerca storica del fenomeno migratorio e scambio interculturale con i Paesi dell’area mediterranea in un periodo in cui il fenomeno dell’emigrazione fa della nostra isola, terra di approdo di popoli con diversa cultura: da terra di emigrazione a luogo di immigrati. Per la Medicina Popolare, il Museo propone un percorso di carattere etnoantropologico. E’ un unicum in quanto propone le ricette e rimedi degli aromatieri e degli speziali che anticamente curavano le malattie utilizzando i principi attivi delle piante officinali degli Iblei.
Floridia e il Museo etnografico “Nunzio Bruno”
La città si estende nella fertile terra alluvionale della Valle dell'Anapo. L'area è interessata dal fenomeno carsico, con grotte che presentano stalattiti e stalagmiti, come la grotta Monello e la grotta Perciata. La citta, colpita dal terremoto del 1693, fu ricostruita secondo i principi architettonici delle colonie agricole, a maglie ortogonali.Il Museo nasce agli inizi degli anni '60 e i reperti di cui è composto documentano la vita quotidiana vissuta nelle piccole case terranee da braccianti e operai e le attività lavorative svolte nelle botteghe e masserie dell'altipiano ibleo. Gli oggetti appartengono alla lavorazione del grano, all'allevamento e all'aggiogo del bestiame, alla pastorizia e ai cicli artigianali del calzolaio, dell'apicoltore, dello stagnino, del bottaio, dell'arrotino, del muratore, del cestaio e della tessitura ed inoltre vi sono collezioni di ceramiche d'uso popolare, di vecchi giocattoli, di reperti litici ed attrezzi e utensili che fanno parte del frantoio e del palmento. La bottega del carradore infine documenta interamente i vari passaggi: dalle forme lignee per la manifattura al pezzo più pregiato: un tornio del 1880, ideato e usato nella bottega del “mastru fa carretta” (maestro carradore) Don Salvatore Rizza. Si possono ammirare singole parti del carro: portelli e laterali dipinti finemente, casse d’asse, arabeschi di ferro battuto simili a merletti fino a due carretti dipinti, uno del 1876 costruito e decorato a Rosolini, l’altro del 1998 ed un vecchio carretto di apicoltore.
Sortino e i Musei etnoantropologici
Il paese è arroccato sui Monti Iblei, tra la Valle dell'Anapo e l'antico luogo del re leggendario Hyblon e si affaccia sulla Necropoli di Pantalica. Costruito con uno schema urbanistico a reticolato, ha due direttrici perpendicolari una all'altra che formano una piazza ortogonale: i Quattro Canti. La via principale è una vetrina piena di storia, di chiese e di palazzi con il Convento dei Padri Carmelitani di Santa Teresa, la Chiesa di Santa Sofia e il palazzo Valguarnera di epoca Tardobarocca.
Museo dell’Opera dei Pupi
La contemporaneità dello spazio espositivo si contrappone allo “spettacolo vivente” contenuto in questo museo. Palchi, pupi, teste, costumi testimoniano un passato che non esiste più ma che ha fatto ridere, piangere intere generazioni e che ha diffuso cultura nel secolo scorso, tanto da essere dichiarata nel 2001 dall’Unesco Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Il Museo custodisce i pupi della collezione di don Ignazio Puglisi, ultimo “re dei pupari”. Il percorso espositivo è ordinato per aree tematiche ed espone marionette, “pupi a filo” e “pupi ad asta”.
Antiquarium
L’Antiquarium del medioevo sortinese, ad opera di Gioacchino Bruno, responsabile del Centro studi Sortino antica, ha ospitato importanti testimonianze archeologiche di Pantalica. Gli oggetti esposti sono legati a riti neopagani, tradizioni e devozioni popolari che, sin dalla tarda età del bronzo, hanno plasmato gli aspetti più importanti della cultura iblea. Ceramiche e bassorilievi rendono testimonianza di uno spaccato storico di epoca medioevale. Il percorso museale offre la visione di oggetti provenienti anche da chiesette rupestri e masserie fortificate.
Museo Apicoltura
Il Museo dell’apicoltura tradizionale, A casa do fascitraru, offre al turista la possibilità di rivivere la storia di un antico mestiere visitando un ambiente naturale ed affascinante che consente un tuffo nel passato, nella memoria che diventa mito. Lungo il percorso museale il turista, avvolto in un’atmosfera d’altri tempi, può ammirare gli arnesi dell’apicoltore che costruiva le arnie, i fascetrica ferra, con la ferula. Giare panciute, usate per conservare il dolce miele di zagara, di millefiori o di timo, riempiono l’ambiente di un profumo inebriante. Dopo questo interessante viaggio nel mondo della produzione del miele, non si può lasciare Sortino senza assaggiare u spiritu de fascitrari un derivato dalla lavorazione del miele che i sortinesi chiamavano sana malati.
Museo del carretto siciliano "Rio"
Il museo nasce dalla passione della famiglia RIO per la Sicilia in tutte le sue espressioni, in particolare per il carretto. La collezione conta 24 carretti, uno diverso dall’altro per caratteristiche e raffigurazioni, di cui alcuni esemplari appartengono alla scuola catanese ed evidenziano il percorso del carretto negli anni e le tematiche pittoriche rappresentati nei quadri (scacchi). Di grande valore sono i due carretti del sortinese Lorenzo Sardo, l’ultimo carradore (carritteri) di Sortino. Oggi il carretto è quasi scomparso ma resta il fascino che riesce ad esercitare in chi ha la fortuna di poterne ammirare i dettagli, in un viaggio emozionante alla scoperta di civiltà lontane.
Cassaro e il Museo Visivo e Documentaristico dell'Altopiano Ibleo Siracusano
La matrice del nome Cassaro deriva, secondo alcuni storici, dall’arabo Kars, che significa castello o fortezza, costruzione che si trovava infatti in un’area di grande rilevanza strategica, vicino al fiume Anapo, un tempo navigabile. Nel 1542, a causa del terremoto, il castello fu distrutto e l’area circostante fu utilizzata per la costruzione dell’antico borgo. Dopo il terremoto del 1693 furono edificati monumenti religiosi e palazzi dell’aristocrazia, fra cui la chiesa di sant’Antonio Abate (1760), gioiello d’arte arricchito con grandiosi affreschi del pittore Giuseppe Crestadoro e la chiesa di San Sebastiano, ricca di stucchi, eseguita nel 1791 da Giovanni Gianforma.
Museo Visivo e Documentaristico dell'Altopiano Ibleo Siracusano (Cassaro)
Il “Museo Visivo e Documentaristico dell’Altopiano Ibleo Siracusano” ha sede nel settecentesco Palazzo Garfì. Si compone di due aree tematiche: storico-artistica e agropastorale. Le sale espositive presentano paramenti e oggetti sacri delle chiese di Cassaro, strumenti musicali della Banda del paese, materiale documentaristico su personaggi storici locali, mobili, oggetti e manufatti della civiltà contadina.
Itinerario: A
Località attuale: Pantalica (Cassaro, Ferla, Sortino)