San Corrado, nato a Piacenza nel 1290 dalla nobile famiglia Confalonieri, dopo essersi dichiarato colpevole di aver appiccato un incendio per cacciare e avere così liberato un innocente ingiustamente accusato, scelse la Sicilia come luogo di eremitaggio e giunse a Noto nel 1330, attratto dalla fama del miracoloso Crocifisso ivi venerato. Vestì l'abito francescano e dimorò presso le celle del Crocifisso a Noto antica. L’orto fu oggetto delle sue assidue cure dove apportò migliorie e piantò “multi arbori et viti”. Costretto a lasciare questo luogo per la numerosa affluenza e il continuo richiedere dei moltissimi pellegrini bisognosi nell'anima e nel corpo, scelse la selvaggia Cava dei Pizzoni. A Noto si ricorda San Corrado nell'ultima domenica di agosto quando il caldo sole pomeridiano illumina la pietra degli edifici rendendola dorata e le campane suonano a festa. Da un portone, esce un giovane che reca una tracolla di panno bianco da cui pendono nastri colorati. È un grande fiore di latta che i netini chiamano cilio, presto i cilii diventano tantissimi e il vociare della folla annunzia uno spettacolo antico che risale al 1515.
Infiorata di Noto
In tutto l’altopiano ibleo, il mese di maggio era il mese dedicato alla Madonna e, in suo onore, le donne amavano addobbare l’ingresso delle loro case con fiori di campo “u ciuri i maju”. L’idea dell’Infiorata a Noto nacque negli anni ‘80, intesa come una festa di colori e di fiori che salutano la primavera in Via Nicolaci, uno dei luoghi simbolo del sud est barocco. Furono i maestri di Genzano in collaborazione con gli infioratori locali a dare inizio a questa eccentrica e colorata consuetudine. Il giorno prima dell’evento, vengono assegnate le aree ad ogni maestro che traccia le prime linee bianche per fare intravedere le figure finali. Poi vengono deposti, ad uno ad uno, migliaia di fiori e le figure cominciano a prendere vita. Così la terza domenica di maggio, Noto si trasforma da giardino di pietra a festa dei colori e degli odori.
Le reliquie della vera croce
A Noto, da più di cinque secoli, si custodisce una reliquia di legno che, secondo le fonti storiche, proviene dalla Croce sulla quale Cristo fu crocifisso. Narra lo storico Littara che, a portare la reliquia a Noto, fu Giovanni Mazzone di origine netina, il quale mentre lavorava a Barcellona come orafo ebbe l’incarico di incastonare nell’oro alcuni frammenti della Sacra Croce. Il Mazzone chiese a titolo di compenso una piccola scheggia, facendo voto, se fosse riuscito a tornare incolume in patria, di donarla alla Chiesa del Crocifisso. Anticamente la reliquia era molto venerata e ad essa era dedicata una festa che si celebrava l’undici maggio, nel giorno dell’esaltazione della Croce, con grande partecipazione di popolo. Inoltre, la quarta domenica di ogni mese, la reliquia veniva condotta in processione e coloro che la veneravano ottenevano un’indulgenza di quaranta giorni sui propri peccati.
Vendicari
Quando si arriva a Vendicari, il mare avvolge in un magico abbraccio: è qui che il Mediterraneo si manifesta nella sua bellezza e varietà di forme e colori. La Sicilia sud orientale per posizione geografica e per tradizioni storiche è riuscita a mantenere intatto il suo patrimonio naturalistico. Chi percorre per la prima volta la provinciale Noto Pachino, guardando dall’alto del promontorio i Pantani di Vendicari, si sentirà sicuramente avvolto da un alone di mistero e magia. Vendicari è definita “l’albergo degli uccelli” perché ogni anno accoglie 250 specie di uccelli delle 500 presenti in Italia che, prima di spiccare il volo verso le coste africane, qui sostano per rifocillarsi. Vendicari non ha particolari asperità, la visita quindi è molto agevole e piacevole. A vigilare sulla riserva, i resti di una vecchia tonnara e, come tutte le altre costruite lungo la costa della Sicilia Sud orientale, anche quella di Vendicari era una tonnara di ripasso cioè adibita alla pesca di quei tonni che avendo già deposto le uova tornavano in alto mare con le ovaie vuote. Percorso di lieve difficoltà.
Le concerie di Noto Antica
Nell’area archeologica di Noto antica, si trovano le suggestive vasche per la lavorazione delle pelli, presso la Valle del Carosello che ancora oggi mostra il suo fascino con i ruderi della città distrutta dal terremoto del 1693 e con le sessanta concerie, dove risiedevano vere e proprie corporazioni insieme ai tintori e tessitori. Anticamente le pelli venivano affumicate per farle durare più a lungo possibile ma furono poi sicuramente i romani ad accelerare e modernizzare l'arte della concia delle pelli con l’uso di varie parti dei vegetali che, adoperati, agiscono grazie ad una sostanza che esse contengono: il tannino. Questa sostanza astringente contenuta in maniera diversa dalle varie specie di piante della macchia mediterranea, a seconda delle piante dove si rinviene, prende nomi diversi; così quello che si estrae dalla galla di quercia prenderà il nome di gallotannico, quello della corteccia di quercia acido quercio tannico. Il sommacco e il mirto probabilmente furono le due piante più utilizzate nella Valle del Carosello a Noto Antica. Infatti in alcuni scritti risalenti al 1500 e 1600, vengono citate entrambe le essenze e ancora oggi ruderi della città distrutta dal terremoto ne ospitano abbondanti cespugli.
L’Ecomuseo di Vendicari
L'ecomuseo, centro visitatori della RNO Oasi faunistica di Vendicari, è stato realizzato dall'Ente Fauna Siciliana in collaborazione con l'Ente gestore della Riserva, Azienda Foreste Demaniali della Regione siciliana. E’ un centro studi e ricerche che si avvale della collaborazione dell'Università di Catania ed ha creato un filtro per diminuire il forte impatto ambientale causato dal crescente numero di visitatori. Promuove convegni e conferenze con l’intento di dare vita ad un circuito turistico-culturale per veicolare un immagine della Riserva basata sulla tutela e sulla ricerca scientifica. L'ecomuseo a chiara vocazione mediterranea si è arricchito nel tempo di reperti della civiltà contadina con l’esposizione di una “masciddara” (sponde laterali del carretto siciliano) con rappresentazione della pesca del tonno e una ricostruzione in miniatura degli ambienti rappresentativi della tonnara realizzati con fusti di grano (i usi). Inoltre sono esposte testimonianze della cultura marinara e della fauna e flora della Riserva.