La sella di Filiporto, a Sud-Ovest del massiccio di Pantalica, è l’unico ingresso agevole alla collina di Pantalica. È formata da un vero e proprio istmo largo 113 metri all’imbocco verso la montagna, le cui pareti, dopo alcune balze, scendono quasi in verticale al fondovalle. Oggi è attraversato da una strada asfaltata, ma già in età medievale era parte di un percorso che da Buscemi, Palazzolo, Buccheri, via Ferla, arrivava a Sortino, e costituiva una mulattiera regia o regia trazzera.
Filiporto: La porta di Pantalica
Sul versante opposto, la “disastrosa mulattiera” arrivava a Sortino attraversando il Calcinara con un percorso che agli inizi del ‘900 risultava ancora disagevole.
Gli ultimi abitanti della Pantalica preistorica
Presso la sella si sviluppa una delle necropoli di Pantalica, la necropoli di Filiporto. Le sue tombe appartengono alle fasi più avanzate della vita di Pantalica, poco prima della colonizzazione greca, e si distinguono per la elaborazione di alcune caratteristiche, come gli ingressi sagomati, e la per regolarità della cameretta interna. Alcune delle tombe si aprono quasi a ridosso del sentiero, e sono facilmente raggiungibili. Altre invece sono disposte sulle balze, e possono essere raggiunte solo da esperti rocciatori o con l’ausilio di corde.
Gli ultimi abitanti della Pantalica preistorica
Le camere sepolcrali erano spesso precedute da un’anticella, uno spazio intermedio tra il mondo dei vivi ed il mondo dei morti.
Difendere la città: le fortificazioni
La difesa della via d’accesso a Pantalica fu di vitale importanza per la sopravvivenza degli abitanti e dell’abitato, occupato soprattutto in periodi di emergenza e pericolo. A differenza degli altri accessi, naturalmente fortificati, Filiporto costituiva infatti il punto più vulnerabile. Per tale motivo, verosimilmente fin dalla prima occupazione dell’area e sicuramente in età greca, la sella fu contrassegnata dalla presenza di opere di difesa, oggi appena visibili tra la vegetazione. Sono nettamente distinguibili un fossato e i resti di una fortificazione, mentre la torre (detta “Il Castello”) che sovrasta il promontorio venne eretta in età medievale.
Difendere la città: le fortificazioni
Era dunque impossibile accedere a Pantalica senza il consenso dei suoi abitanti, a meno che non venissero usate macchine da guerra.
Il fossato
Il fossato è la struttura più appariscente. Il fossato tagliava l’intera sella da una estremità all’altra rendendo impossibile aggirare l’accesso alla collina. Si conserva oggi per circa 70 m di lunghezza, ma raggiungeva probabilmente i 113 m, ha una larghezza di 5-6 m e una profondità di almeno 7 m. Secondo alcuni studiosi, il fossato sarebbe stato più antico, realizzato in epoca preistorica. Tuttavia, gli studi hanno mostrato come i blocchi usati per la fortificazione sono stati cavati durante la costruzione del fossato. Le due strutture sono quindi contemporanee. Nel 1954 la fortificazione fu sfortunatamente tranciata durante la realizzazione della strada di collegamento di Cassaro e Ferla con Siracusa.
Il fossato
L’opera viaria venne bloccata dalla Soprintendenza e si realizzarono dei viottoli di raccordo con i principali siti archeologici.
La fortificazione
Lungo il fossato correva una fortificazione provvista di un accesso fiancheggiato da una (forse due) torri rettangolari. La muratura aveva una struttura a cassoni e si può datare ad età greca (IV-III secolo), poi riutilizzata in età medievale. La posizione dell’ingresso indica un percorso verso la sommità della collina, dove sarebbe sorto il Castello. In questa prospettiva l’abitato greco di Pantalica non sarebbe una città, ma un caposaldo difensivo, il che spiega la povertà di strutture abitative, le quali potevano avere carattere semipermanente o effimero nel caso di una presenza militare.
La fortificazione
Della fortificazione si conserva un ingresso fiancheggiato da una (forse due) torri rettangolari che doveva condurre alla sommità della collina.
Itinerario: A
Località attuale: Pantalica (Cassaro, Ferla, Sortino)