Nella Neapolis si concentrano gli edifici monumentali più imponenti di Siracusa, tangibile segno dello splendore raggiunto dalla città sotto l’illuminato regno di Ierone II e dell’importanza che la città rivestì anche in età romana. Nonostante i numerosi danneggiamenti, il teatro di Siracusa rimane uno degli edifici per spettacoli meglio conservati della Sicilia. Il teatro così come appare allo stato attuale è attribuito a Ierone II (262-215 a.C.), con successivi adattamenti di età romana. Del teatro ieroniano restano la cavea con i sedili incisi nella roccia, l’orchestra in cui agiva il coro, e tracce della scena, decorata da semicolonne e statue di cariatidi e satiri-telamoni. La cavea era divisa in due settori da un corridoio (diazoma) che dava accesso alla parte superiore ed era divisa da scalette in nove settori, in grado di ospitare fino a 14.000 spettatori.
Un teatro molto antico
Un teatro doveva esistere a Siracusa già nel V secolo a.C., opera di un architetto di nome Damocopo. In quel teatro Eschilo avrebbe rappresentato per la prima volta Le Etnee che celebravano la rifondazione di Catania (476 a.C.) con il nome di Aitna.
Terrazze sul teatro
Le pendici del colle Temenite sono intagliate in ampie terrazze porticate sovrastanti il teatro che evocano i modelli scenografici delle architetture dell’Asia Minore. Nella parete di roccia della terrazza sovrastante la cavea, tra nicchie che la fiancheggiano si apre una grotta-ninfeo, in cui sgorgano le acque condotte da un ramo dell’acquedotto alimentato dal fiume Anapo. In questo complesso architettonico, delimitato da un grande portico a L, è stato identificato il Mouseion, la sede della corporazione degli attori. Sulla terrazza soprastante, tagli nella roccia sono stati interpretati come le fondazioni di un tempio e di due tombe monumentali, identificate ipoteticamente con i sepolcri del tiranno Gelone e della consorte Demarete.
Un teatro rettilineo
Alle pendici del colle Temenite, in rapporto con il santuario arcaico di Apollo (VII-VI secolo a.C.), è visibile una gradinata rettilinea in grado di ospitare circa 1.000 spettatori, ritenuta più antica dell’adiacente teatro di età ieroniana.
Il Colosseo dei Siracusani
L'anfiteatro di Siracusa fu costruito in età augustea, agli inizi del I secolo d.C., e conobbe rifacimenti in epoche successive. In parte intagliato nella roccia e in parte costruito con blocchi squadrati, l’edificio, tra i più grandi d’Italia, doveva raggiungere un’altezza totale di 30 metri e contenere circa 15.000 spettatori. L’anfiteatro aveva due ingressi posti alle estremità dell’asse maggiore. Un piazzale precedeva l’ingresso meridionale. A causa delle spoliazioni subite, rimane leggibile soprattutto la parte orientale. L’anfiteatro fu oggetto di interesse già nel XVI secolo, quando era denominato coliseum o fossa granatorum (fossa delle melagrane).
Non solo gladiatori
L’anfiteatro erano dotato di accorgimenti per stupire gli spettatori. Al centro dell’arena era un vano rettangolare coperto che ospitava le attrezzature necessarie per gli spettacoli. Intorno all’arena era un corridoio coperto da cui comparivano i gladiatori.
Un altare per Zeus
Si deve a Ierone II la costruzione di un altare grandioso, lungo uno stadio (198 m), per celebrare le Eleutherie, feste in onore di Zeus Olimpio, con il sacrificio di un numero inusitato di 450 tori. Dell’altare rimane solo la parte intagliata nella roccia, mentre quella superiore, formata da blocchi squadrati e da elementi decorativi a rilievo, fu demolita e asportata nel XV secolo. Davanti all’altare era un ampio piazzale racchiuso entro un grande portico colonnato a tre bracci e punteggiato dagli alloggiamenti per gli anelli ai quali erano legati gli animali da sacrificare. Appartengono all’età ieroniana anche le numerose fossette votive (thysiai) contenenti vasetti, lucerne e monete trovate presso l’altare.
I telamoni perduti
Si accedeva al piano dell’altare attraverso due rampe contrapposte. Gli ingressi delle rampe erano fiancheggiati da coppie di Telamoni che sorreggevano l’architrave. Di uno dei Telamoni del lato settentrionale sono ancora visibili in posto i piedi.