Sul fronte della terrazza calcarea che delimita a nord l’area destinata alle necropoli, che a sua volta chiude l’area destinata all’abitato in età arcaica e classica (VI-V secolo a.C.), si apre la serie delle latomie siracusane, cave di pietra utilizzate per estrarre i blocchi che servivano per le grandi costruzioni sacre e pubbliche, principalmente i grandi edifici templari e le fortificazioni. Le cave disegnano un arco quasi continuo, dalla latomia del Paradiso ad ovest presso il teatro, alla latomia dei Cappuccini ad est presso la costa, costituendo una linea di difesa naturale per l’abitato.
Un uso continuato
Non si può collocare con certezza l’epoca d’inizio dello sfruttamento delle latomie, che certamente erano in uso alla fine del VI secolo a.C. Le cave furono usate con continuità per scopi diversi, anche come abitazioni, fino all’abbandono in epoca moderna.
L'orecchio del tiranno
Le latomie furono usate anche come prigione. Tucidide testimonia che in esse furono rinchiusi i 7000 soldati ateniesi sconfitti nel 413 a.C., prima di essere venduti come schiavi. L’utilizzo delle cave come luogo di reclusione ancora in età romana è attestato da Cicerone. Una di esse forma una grotta artificiale che fu chiamata dal Caravaggio Orecchio di Dionisio per la sua particolare conformazione sinuosa che converge in alto, producendo degli effetti acustici amplificati. La leggenda vuole che il tiranno ne sfruttasse gli effetti acustici per origliare i prigionieri che vi erano rinchiusi.
Non solo cave di pietra
A partire dal III secolo a. C. alcune latomie furono utilizzate come sede di collegi e corporazioni funerarie. Testimonianza di questo sono i riquadri scavati lungo la parete rocciosa che contenevano quadretti di pietra con scene o personaggi funerari.
Un castello nelle lunghe mura
I quartieri di Acradina e Tiche, che con Ortigia e la Neapoli componevano la polis di Siracusa, erano certamente difesi da propri muri di cinta sin dall’età arcaica. Queste difese però non furono tali da garantire la sicurezza di Siracusa, come fu evidente nel corso degli assedi posti dagli Ateniesi e dai Cartaginesi alla fine del V secolo. Dionisio I per ovviare al problema decise nel 402 a.C. di dotare Siracusa di un castello e di una cinta muraria molto ampia che comprendeva anche l’estesa terrazza dell’Epipole (circa 1800 ettari). La misura complessiva delle mura era secondo Strabone di 180 stadi (circa 32 km).
Buoi e operai per un muro
Sul versante nord dell’altipiano, lungo 30 stadi (circa 5 km), il muro di difesa dionigiano, a doppio paramento con riempimento di scaglie di pietra e largo m. 2,60, fu costruito in soli 20 giorni con l’ausilio di 60.000 operai e 6.000 gioghi di buoi.
Il gioiello della poliorcetica antica
Nel punto più vulnerabile dell’Epipole, costituito dalla punta occidentale dell’altipiano a forma di pera, Dionisio I progettò la costruzione di un forte per proteggere una delle porte principali delle fortificazioni. La costruzione del Castello Eurialo proseguì nei secoli successivi e probabilmente non era del tutto completata durante l’assedio romano nel 212 a.C. Il castello comprendeva un mastio centrale con cinque torri che consentivano l’alloggiamento delle catapulte e tre fossati antistanti. Più volte modificata, la fortezza fu ricostruita in epoca bizantina.
Una difesa attiva
Nel Castello Eurialo furono messi in atto i principi elaborati dalla poliorcetica ellenistica, che prevedevano una difesa attiva, mediante sortite improvvise da postierle e rapidi spostamenti entro un complesso sistema di gallerie scavate nella roccia.
Sepolcri perduti. Archimede
Racconta Cicerone di essere stato autore di una delle prime indagini archeologiche della storia, per essere riuscito a ritrovare la tomba di Archimede, dimenticata e ormai preda dei rovi. La tradizione erudita identifica la tomba dello scienziato in una tomba a camera decorata da semicolonne e frontone visibile presso la latomia di S. Venera, nella necropoli Grotticelli, un vasto sepolcreto con tombe di età greca e romana scavate nella roccia. Si tratta in realtà di un colombario, una tomba di famiglia di età romana, contenente urne cinerarie disposte in due ordini di nicchie ricavate nelle pareti.
Sepolcri perduti. Timoleonte
Nel quartiere di Acradina, presso la via Elorina, si trova il cosiddetto ginnasio romano, un santuario per il culto delle divinità egizie con tempio, portici e teatro di età romana, a lungo collegato con la tomba del condottiero siracusano Timoleonte.