L’isola di Ortigia apparteneva alla dea della natura Artemide che, secondo una tradizione locale, vi sarebbe nata insieme al gemello Apollo. I coloni dedicarono alla dea uno spazio sacro nell’area di piazza Duomo sin dal momento della fondazione della città. Probabilmente, l’edificio rettangolare (oikos) trovato al centro della piazza fu il primo sacello dedicato alla dea. In età arcaica fu costruito per Artemide l’unico esempio di architettura templare di ordine ionico della Sicilia. I resti del grandioso periptero ionico, opera di maestranze provenienti dall’isola di Samo, sono in parte visibili sotto Palazzo Vermexio. La costruzione del tempio, iniziata alla fine del VI secolo a.C., fu probabilmente interrotta dalla costruzione dal vicino tempio di Atena agli inizi del secolo successivo.
La signora di Ortigia
In un’oinochoe corinzia del VII secolo a.C. compare Artemide, raffigurata come una Signora degli Animali, dominante due leoni in schema araldico. Il vaso fu rinvenuto nei pressi di Palazzo Vermexio durante i lavori della nuova pavimentazione di piazza Duomo.
ll primo tempio di pietra
Presso l’estremità nord di Ortigia nei primi decenni del VI secolo a.C. fu innalzato un tempio dedicato ad Apollo. Si tratta del più antico periptero dorico in pietra della Sicilia, che costituì il modello per la codificazione dell’ordine dorico per tutto l’Occidente greco. Un’iscrizione su un gradino della fronte attesta che lo aveva costruito Cleomene per Apollo e che Epicle aveva realizzato il colonnato, degno di ammirazione e di vanto per l’artefice. L’edificio fu rimaneggiato in età bizantina e inglobato nelle fortificazioni cinquecentesche di Ortigia. I resti monumentali del tempio furono messi in luce dai lavori eseguiti nella prima metà del Novecento.
Grandiosi avanzi
Del tempio rimangono il basamento con il crepidoma (gradini di pietra), due colonne ricavate da un unico blocco di calcare complete fino al capitello, presso l’angolo sud-est, parte del muro sud della cella ed elementi della decorazione fittile.
Una pianta insolita
Il tempio di Apollo era circondato da un numero elevato di colonne. Infatti, il peristilio era composto da sei colonne monolitiche di calcare sui lati brevi e da ben diciassette colonne sui lati lunghi. Sulla fronte principale (Est) il colonnato era raddoppiato e altre colonne, disposte su due file e due ordini, dividevano in tre navate la cella, molto stretta e allungata. Nella parete di fondo si trovava l’adyton, un ambiente inaccessibile al pubblico. È questo un elemento peculiare di tutta l’architettura siceliota di età arcaica che non si trova nei templi della Grecia.
Uno scrigno di colori
Terrecotte architettoniche dipinte con motivi geometrici rivestivano la parte superiore in legno, proteggendola dalle intemperie. Nel frontone era il volto gigantesco di una Gorgone in terracotta. Altre sculture erano sul tetto a spioventi, tra cui un cavaliere.
Simbiotiche architetture
Gli imponenti resti dell’ultimo grande tempio costruito a Ortigia sono incastonati nelle eleganti strutture barocche del Duomo, con cui convivono in una simbiosi senza confronti in altri luoghi. La trasformazione in una chiesa a tre navate risalente al VII secolo, pur non intaccando in maniera sostanziale l’edificio antico, ha però comportato delle modifiche nella struttura architettonica templare, come l’apertura di arcate nei muri perimetrali della cella, la chiusura con muri del peristilio e il ribaltamento dell’ingresso da est a ovest, sull’attuale piazza Duomo.
Muri e colonne
Inglobate nel muro del lato settentrionale del Duomo, prospettante sull’attuale via Minerva, sono visibili alcune delle colonne scanalate di ordine dorico appartenenti al peristilio del tempio di Atena, conservate per intero dal basamento fino ai capitelli.
La gloria deiDinomenidi
Il tempio dedicato ad Atena fu costruito dal tiranno Gelone contemporaneamente al tempio di Imera, per celebrare la vittoria sui Cartaginesi nel 480 a.C. Per la prima volta, un tempio della Sicilia presenta la canonica tripartizione dell’ordine dorico in pronao, cella e opistodomo, con un peristilio di sei colonne sui lati brevi e quattordici sui lati lunghi. Il tempio fu costruito in calcare con il tetto e le grondaie a testa leonina in marmo ed era ornato sul frontone da uno scudo d’oro, l’ultima cosa visibile dal mare in lontananza per chi lasciava Siracusa.
Un tempio dinastico
Cicerone testimonia che il tempio era ricco di statue e che al suo interno custodiva ventisette ritratti di dinasti e uomini illustri siracusani e una battaglia equestre del re Agatocle, dipinti su tavole e depredati da Verre.