Modica
Brano letterario
“Un paese in forma di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; metà ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi; con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all’altro, trafelate come Cavalleggeri del Re. […]. Un teatro era il paese, un proscenio di pietre rosa, una festa di mirabilia. E come odorava di gelsomino sul far della sera.”
(Gesualdo Bufalino, Argo il cieco, ovvero i Sogni della Memoria)
“Sentieri velati da un tratto di eterno:
basole fra scorci di storica passione;
a passi tardi rinvengo in cor mio
nascituro sguardo che soave m’attrista.”
(versi inediti di Salvatore Quasimodo)
“La notte copre le vie e le case della città di Modica. E per il cielo si sente come un fremito d’ali. Poi, nella viuzza vicina: un forte rumore di zoccoli sui selci di duro calcare annuncianti il passaggio di un cavallo in corsa furiosa ... “Nonna, cchi è?”, udiamo chiedere da un bimbo impaurito che fa ritorno verso casa attaccato con le mani alla lunga gonna d’una donnetta col capo e le spalle avvolti in un nero scialle. “Nun ti scantari! È San Giorgi”. Gli viene assicurato. “Il Cavaliere che ha sempre quattordici anni. In questa notte ed ogni anno, passa di là dietro per recarsi in visita a Santa Margherita, la piccola e bella sua Zita.”
(Leggenda modicana)
Sul cioccolato
“Il mondo si divide in:
quelli che mangiano il cioccolato senza il pane;
quelli che non riescono a mangiare il cioccolato se non mangiano anche il pane;
quelli che non hanno il cioccolato;
quelli che non hanno il pane.”
(Benni, Margherita Dolcevita)
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00'49'', lettura della "Leggenda modicana"
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