Lucia sta a Siracusa, come Agata sta a Catania e Rosalia a Palermo. Una identificazione quasi totale, anche in un’epoca in cui non c’è molto spazio per i misteri, che fa sperare ancora ai siracusani che le spoglie della santa, sottratte da Siracusa nel 1039 e conservate a Venezia fin dal 1204, prima o poi torneranno nella città natale della giovane torturata e uccisa nel 304.
A Siracusa la santa, protettrice della vista e patrona dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti, è festeggiata non solo nel giorno che è ufficialmente la sua ricorrenza in tutta la cristianità, il 13 dicembre, ma anche il 20 dicembre, quando il simulacro viene portato al santuario della Madonna delle lacrime.
Altrettanto sentita è la festa di maggio, detta “santa Lucia delle quaglie” (uccello il sui nome greco è legato etimologicamente al nome Ortigia) perché nel maggio 1646, durante una carestia, il volo di una quaglia preannunciò l’arrivo di navi cariche di grano che, per la fame, non venne macinato, ma mangiato a chicchi dopo averli cotti. Così venne inventata la “cuccìa”.
In tutta la città si possono seguire le tracce della santa. Sono numerosi i luoghi che hanno a che vedere con la sua vita e con il culto che le è dedicato.
Il sepolcro e il tempietto
Con la certezza che un giorno le spoglie di Santa Lucia torneranno nella città natale, fin dal 600, è pronto il tempietto che le dovrà ospitare definitivamente. Costruito su progetto del grande architetto Giovanni Vermexio, ha una pianta ottagonale e si trova, quasi in posizione baricentrica, al di sopra delle catacombe cristiane.
Al suo interno, sotto la cupola, dal 1634 è collocata una splendida scultura, Santa Lucia giacente, del toscano Gregorio Tedeschi, considerata anch’essa miracolosa che, fino al 1912 era stata collocata all’interno dell’antico sepolcro, nelle sottostanti catacombe.
Dal 1618, insieme alla chiesa adiacente, è affidato ai padri francescani.
Sotto l’edificio e sotto buona parte della piazza si estendono le catacombe all’interno delle quali la leggenda vuole che fu seppellito il corpo della santa.
Da allora queste catacombe sono diventate luoghi di un culto che, pertanto, permane lì da quasi duemila anni.
La chiesa di Santa Lucia al Sepolcro
È il luogo di culto più importante al mondo tra quelli dedicati a Santa Lucia e oggi chiude a nord una ampia piazza rettangolare al centro della borgata che porta il nome della santa, una espansione di fine ottocento caratterizzata da piccole case a due piani.
La chiesa mostra come un palinsesto le tracce dei suoi mille anni di vita: dall’impianto basilicale normanno, agli interventi seicenteschi di Vermexio, al portico costruito dopo il terremoto del 1693 da Pompeo Picherali.
Al suo interno è collocata la “colonna del martirio” alla quale, secondo la tradizione, fu legata la giovane Lucia per essere torturata.
In origine aveva il nome di Santa Lucia fuori le mura, ma dopo la costruzione del sepolcro nel XVII sec., ha assunto il nome di Santuario di Santa Lucia al Sepolcro.
Il seppellimento di Santa Lucia
Che i siracusani attribuissero a quella chiesa un’importanza assai speciale è dimostrato dal fatto che il Senato commissionò la realizzazione della pala d’altare a Caravaggio che nel 1608 si era fermato per un paio di mesi in città.
Caravaggio ebbe l’intuizione di questa straordinaria composizione, secondo gli studiosi, perché colpito dalla luce che caratterizza l’interno della chiesa che gli suggerì come mettere in risalto il volto della Santa morta.
Il quadro, che ha una superficie di oltre 12 mq, è tra i più famosi del grande pittore non solo per la sua bellezza, ma per le vicende che lo hanno riguardato negli ultimi decenni quando è stato più volte spostato: dal museo di palazzo Bellomo alla chiesa di Santa Lucia alla Badia fino al suo ritorno nel luogo originario solo nel 2020.
La chiesa di Santa Lucia alla Badia
Questa chiesa, dedicata ancora alla Santa, si trova nel cuore di Ortigia e si affaccia su piazza Duomo di cui costituisce la quinta meridionale.
Costruita dopo il terremoto del 1693 per le suore cistercensi su progetto del capomastro delle Regie fabbriche Luciano Caracciolo fu completata nel 1703.
Il suo ruolo nel quadro del culto di Santa Lucia è legato al festeggiamento di maggio che si svolge nelle due prime domeniche del mese.
Ha ospitato per alcuni anni e fino al 2020 la tela del Seppellimento di Santa Lucia di Caravaggio.