Militello in Val di Catania
La fondazione
Santa Maria della Stella, dopo la distruzione della “Vetere” nel 1693 e il progressivo spopolamento dell’abitato, fu ricostruita nell’area della chiesa di “S. Antonio Abate” (rifatta accanto). Nel 1722 iniziano i lavori che si concludono nel 1741 con il completamento del prospetto. Il transetto si arresta alla crociera, usata come presbiterio fino ad oggi; rimane così vano il tentativo di ultimarlo negli anni ’60 dello scorso secolo come alla Matrice. L’impianto è simile a quello di S. Nicolò, da cui differisce nel prospetto per l’uso dell’ordine corinzio nelle paraste, nel portale a colonne tortili e nelle porte laterali con trabeazione ad omega.
Giuseppe Ferrara e Antonino Sciré Giarro
Mastro Giuseppe Ferrara, architetto-scultore calabrese, realizza nel 1724 il disegno della facciata con volute di raccordo e coronamento ad edicola a timpano triangolare, per gli emblemi, entro un timpano curvilineo spezzato: quattro statue, mai realizzate, avrebbero arricchito il profilo del prospetto. Gli stucchi sono commissionati (1737) ad Onofrio Russo di Agrigento. Il cappellone, progettato dall’architetto-pittore militellese don Antonino Sciré Giarro, si costruisce nel 1750. Il campanile (1773-1815), incompleto, si distingue da quello della chiesa madre, perché isolato come una torre-segnacolo a chiusura della piazza antistante per chi giungeva dalla via Umberto.
Da Olivio Sozzi a Giuseppe Barone
L’altare maggiore, una macchina lignea del 1753, decorata sugli zoccoli delle colonne da sei bassorilievi con scene dell’Antico Testamento, mostra la pala Natività della Vergine (1757) del catanese Olivio Sozzi. Gli affreschi di tema mariano sono opera di Giuseppe Barone, che a partire dal 1947 decora le due chiese.
Le memorie della “Vetere”
Nella navata destra fu ricollocata la terracotta invetriata della Natività di Andrea della Robbia, commissionata nel 1487 da Antonio Pietro Barresi, barone di Militello, per “la Vetere”, singolarmente priva delle armi della committenza. Nel 1780 si trasferirono, anche, i superstiti sepolcri dei baroni Blasco II Barresi (seconda metà del XV secolo), Carlo (1557)e Vincenzo (1567), primo marchese di Militello e ultimo della dinastia Barresi. Nella navata sinistra, un portale decorato a damasco (seconda metà del XVII secolo) è un chiaro elemento di reimpiego architettonico dall’antica chiesa.
L’ospedale dei Fatebenefratelli
Nel 1628 donna Giovanna d’Austria fonda l’ospedale di s. Giovanni di Dio, all’interno del convento dei Fatebenefratelli, nei pressi della chiesa di “S. Antonio Abate”. La principessa d’Austria vi assegna, con lascito testamentario nel 1629, una rendita annua per l’assistenza di otto ammalati (sei maschi e due femmine), restando in uso fino al secondo Ottocento. L’altare di s. Giovanni di Dio, nella navata sinistra, ricorda l’antico ospedale della città.
La statua della Madonna della Stella
Gli eventi distruttivi che colpirono Santa Maria la Vetere, in particolare l’incendio del 1618 ed il terremoto del 1693, inevitabilmente rovinarono il simulacro della Madonna ed il fercolo o “vara”. Pietro Carrera ne traccia un’ampia descrizione, ricordando la devozione e i miracoli. Così, ancor prima della ricostruzione della chiesa, nello stesso 1693, si restaurò la statua, in legno e tela colla policromi, sul modello della precedente, da parte dello scultore Camillo Confalone. Nella nuova cappella (1983)ritorna la firma di Giuseppe Pagnano: due angeli bronzei dello scultore Emilio Greco costituiscono i battenti delle porte di marmo. La statua è svelata dal 7 al 16 settembre con un’appendice dal 30 dicembre al giorno di Capodanno.
Il Tesoro di “Santa Maria della Stella”
Il Tesoro di “Santa Maria della Stella”, inaugurato nel 1996, sempre su progetto dell’arch. Pagnano, condensa in tempi e spazi l’articolato racconto del Museo di “San Nicolò” attraverso tre sale (in corso di ampliamento), costruite addosso agli oggetti: una vetrina avvolgente i visitatori per gli argenti; un tunnel a sezione di rombo per i paramenti; un prisma per le pitture e le statue, ove sono presentate due opere memorabili, la tavola del S. Pietro in cattedra e storie della sua vita (XV secolo)ed il bassorilievo di Pietro Speciale (1471) di Francesco Laurana o Domenico Gagini, tanto caro a Sciascia da scrivere che l’opera giustifica il viaggio a Militello.
Un armadio reliquiario per la celebrazione eucaristica, detto Cappella Corbino con rocailles dorate e pitture della fine del ‘700, accoglie un Volto di Maria di Vito d’Anna.
"Cantata" della Madonna della Stella
Militello di pregi T’adorna, come Madre ricolma d’amore, come Stella d’immenso splendore, Te ti scorta all’Eterno Signor. Ergi alla Vergine, volgi stasera, fervente, o fedele, la tua preghiera, preludio e termine di speme e d’amor
Brano letterario
Militello in Val di Catania. Ci si arriva facilmente e presto da Catania – sono circa 53 chilometri – in corriera; ma anche da Ragusa o da Siracusa. Arioso paese, sul declivio settentrionale dei monti Iblei. È bello, poiché è tra quelli della mirabile ricostruzione successiva al terremoto del 1693. Non integralmente ricostruito e non integralmente conservato; ma bello e pieno di cose interessanti da scoprire. (…)
Ma la cosa che vale il viaggio è un piccolo ritratto in bassorilievo che alcuni attribuiscono a Francesco Laurana, altri ad Antonello Gagini. Senza nessuna autorità, io lo direi di Laurana. Lo “sento” di Laurana. È su una pietra rettangolare della misura, credo, di trenta centimetri per quaranta e spessa più di dieci; somiglia alle pietre litografiche, ma più ambrata, più viva. Il ritratto è quello di Pietro Speciale, che fu viceré di Sicilia. È di una forza soltanto paragonabile ai ritratti di Antonello da Messina, a quello dell’Ignoto del Museo Mandralisca di Cefalù particolarmente.
Per vederlo, bisogna andare alla chiesa di Santa Maria della Stella (…); raccomando, a chi può, di non indugiare a fare questo breve viaggio: breve anche se ci si muove da Bolzano o da Domodossola, in confronto a quello che ci vorrebbe per andare ad ammirare a Boston o a Detroit questo ritratto di Pietro Speciale di Francesco Laurana o di Antonello Gagini, una volta visibile in un monastero femminile di Militello (…).
Leonardo Sciascia
(da “L’Espresso”, n. 42 del 25 ottobre 1981)
Per orientarsi
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