Militello in Val di Catania
Brano letterario
MILITELLO ‘in Val di Catania‘. Quest’aggiunta al nome non si riscontra in nessun altro paese della Provincia. Sin dalla Dominazione Araba, la Sicilia era divisa in TRE VALLI, ossia quante erano le sue punte, da cui il nome Trinacria: il Val Démona nella zona del messinese; il Val di Mazara nella parte del palermitano; il Val di Noto nel siracusano (Vallo tra i fiumi Salso e Simeto).
Il nostro Militello per essere distinto da un altro Militello nella zona del messinese, cioè Militello Rosmarino, venne chiamato MILITELLO IN VAL DI NOTO e così lo è stato per molti secoli, fino a quando con legge del 12 Dicembre 1816 e con quella successiva dell’11 Ottobre 1817 il Re borbone Ferdinando I delle Due Sicilie istituì […] le Province, e Militello in Val di Noto venne assegnato alla Provincia di Catania. Non aveva più senso che si chiamasse Militello in Val di Noto dopo essere passato in Provincia di Catania. Si dovette tuttavia attendere la costituzione del Regno d’Italia, affinché il Re Vittorio Emanuele II con Regio Decreto n. 1078 del 14 Dicembre 1862 e giusta il deliberato di quel Consiglio Comunale in seduta delli 17 Novembre 1862 ne sancisse l’attuale definitivo nome in MILITELLO IN VAL DI CATANIA.
(Mario Aurelio Abbotto, Militello in Val di Catania nella Storia, Edizioni Novecento, Mascalucia 2008)
A Militello
La tua immagine, Militello,
come la perla oriental riposa,
nel seno de la piccola conchiglia,
così l’imago tua dolce è ascosa,
nel profondo del mio fervido cor.
E il cor seco la porta, o lieto o mesto,
pende la sua vita da quel tesor;
ne l’abbandono languirebbe presto:
senza la perla la conchiglia muor.
Cecilia Deni
[in D. Mario Ventura (a cura di), Antologia Militellana, La Nuovagrafica, Catania 1979, p.31]
Sicilia Mia
da ‘Sicilia mia’
di Cesare Brandi
Quello che più attrae, in questa cittadina, pulita, senza fumo di fabbriche e cortese nell’animo, è il colore delle sue costruzioni in una pietra color del miele, ma ancora più rosata di quelle delle cave di Siracusa e di Noto. Il cielo è il cielo siciliano del Sud, che sembra volare al di sopra dei tetti, d’un celeste tenue, già africano, e sul quel cielo i profili dei palazzetti, o quelli vigorosi delle chiese si ritagliano senza contrasto (…).
Ma la strada più graziosa è via Porta di Terra, così ben conservata, con i suoi palazzetti di pietra e di qua e di là i ligustri: in fondo c’è una torre che è l’unico avanzo del Castello dei Barresi, i signori del luogo prima dei Branciforti, e poi, da un arco si passa in una strada di campagna in discesa che porta alla chiesa, ormai diruta, ad eccezione di una navata, di Santa Maria la Vetere. La strada è senza uscita, fiancheggiata da filai di orti (…). Di lì il panorama sulle balze che digradano verso il piano dove, alla fine, sta Scordia.
(Cesare Brandi, Sicilia mia)
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01'06'', lettura da "Sicilia mia" di Cesare Brandi
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